”L’idea di una ‘quarta linea’ e dunque di un ampliamento dell’inceneritore di Acerra, è in forte contraddizione con quanto mi scriveva all’inizio di questo 2017 il Vice Governatore della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, rispondendo ad una lettera in cui esprimevo preoccupazione proprio per un presunto potenziamento dell’impianto”.
Lo ha detto il vescovo di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Di Donna, intervenendo sulla possibilità di un ampliamento del termovalorizzatore cittadino, al momento unico impianto di incenerimento campano.
”Dio non voglia questo ulteriore gravissimo danno alla città – ha detto il presule – si abbia, però, il coraggio civile di venire a spiegare alla gente di Acerra il perché di tutto questo inspiegabile e inaudito accanimento”. Per Di Donna, ”si sfiora il ‘cinismo’ se si continua a mortificare un popolo che invece attende le bonifiche e ancora non viene rassicurato sulla qualità dell’aria”.
La quarta linea non serve, contro l’ampliamento dell’inceneritore di Acerra, bisogna alzare la voce per protestare contro l’immobilismo dell’amministrazione regionale della Campania. L’atteggiamento della giunta guidata da De Luca in merito alla possibilità , aperta già da due anni, della realizzazione di una quarta linea di incenerimento che dovrebbe potenziare lo smaltimento dei rifiuti dell’impianto di Acerra nella provincia partenopea, ci lascia perplessi e preoccupati. Non sappiamo che sia stata mai approvata la modifica nel piano rifiuti. Ora però l’amministrazione di via S.Lucia non sembra affrontare la questione.
Nessuna posizione ufficiale, nessun sollecito nessuna assemblea pubblica con i cittadini. Se la quarta linea verrà concessa, qualcuno si dovrà assumere le proprie responsabilità davanti ai cittadini. Non è la prima volta che si sente parlare di una quarta linea dell’inceneritore e ovviamente la contrarietà nostra e dei cittadini è totale. Da tempo, infatti,abbiamo teorizzato che all’apertura della quarta linea, si chiudesse la prima, proprio per evitare il rischio che la grande capacità di incenerimento attirasse rifiuti da fuori provincia e regione, contraddicendo uno dei principi della moderna gestione dei rifiuti: ogni territorio gestisca quelli che produce. Una politica calcolata? Chiediamo con forza che si incentivi invece la raccolta differenziata e che con essa si chiuda la prima linea e le discariche presenti in provincia. Nei prossimi anni quindi, portando la raccolta differenziata al 70% sarebbero sufficienti sole linee 2 e 3 dell’inceneritore a bruciare il rifiuto secco residuo, senza bisogno della linea 1° e delle discariche. Un risultato possibile, considerando che alcuni comuni della nostra provincia sono già oggi arrivati alla soglia del 60% di raccolta differenziata. Il salto lo deve fare il Comune di Napoli. Tutto questo senza dover prescindere dall’adozione degli interventi di bonifica nel territorio. Nel frattempo nel territorio insalubre si registra un picco di patologie respiratorie e tumorali tra la popolazione, che testimonia esserci una coltre oleosa sul fogliame degli alberi di Acerra. Territori resi velenosi e portatori di malattie: dalla discarica Pellini di Acerra alla ex-Pozzi di Calvi Risorta, dalla discarica di Caivano all’ex-resit di Giugliano e quant’altro.
Cosi i Dirigenti Nazionali Rosario Lopa, componente del Dipartimento Nazionale Ambiente Territorio Turismo e Agroalimentare, e Alfredo Catapano, componente del Dipartimento Commercio e Pmi del Movimento Nazionale per la Sovranità di Alemanno e Storace.