Il corteo contro il biocidio a Napoli.

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di Renato Aiello

Un corteo pacifico, fatto di ragazzi, uomini e donne, attivisti dei movimenti, manifestanti di associazioni e comitati ha fatto sentire la sua voce chiara e forte venerdì 14 luglio scorso, dopo una settimana di incendi sul Vesuvio e non solo. Quella appena passata è stata sì la settimana più dura e difficile per il vulcano e il suo grande parco nazionale, andato purtroppo per gran parte in fumo, ma in realtà, come ricordano gli esponenti del comitato #STOPBIOCIDIO «la nostra terra brucia da anni, decenni ormai, nel più assoluto silenzio delle istituzioni e della società civile».

Il 14 luglio è da sempre considerata data di libertà, con la sua presa della Bastiglia che sancì l’inizio della Rivoluzione Francese e gettò le basi per l’età contemporanea, e non poteva esserci giornata più simbolica per manifestare contro «il disegno criminale che sta sfregiando la nostra regione, la nostra città, il Vesuvio che tutti amiamo non solo in cartolina o da un belvedere, un vero e proprio genocidio tra roghi infiniti e terra dei fuochi, discariche in fiamme e comuni costretti a chiudere ogni giorno e ogni sera le finestre per non respirare miasmi e veleni tossici», denuncia Raniero Madonna del comitato #STOPBIOCIDIO. Il gruppo di protesta si era dato appuntamento alle 17 a via Toledo, nei pressi degli ingressi della stazione della metro “più bella del mondo”, carichi di rabbia, delusione, disappunto ma anche tanta voglia di cambiare lo stato delle cose e dire NO allo scempio ecologico perpetrato. Giovani, giovanissimi, uomini e donne pasionarie hanno sfilato da Toledo fino a Piazza Plebiscito, passando per piazza Matteotti tra Questura e sede dell’ex Palazzo della Provincia di Napoli, ora città metropolitana alla prova più ardua di gestione e amministrazione del territorio. Una cosa infatti che molti rimproverano, tra megafoni e striscioni, è proprio l’impotenza del nuovo organismo amministrativo, presieduto dal Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nei confronti di un disastro annunciato e preso troppo sotto gamba. Una tragedia ambientale che la Regione ha ignorato fino ai primissimi giorni emergenziali: «Noi non abbiamo nulla contro il governatore, niente di personale, ma la Regione Campania doveva e poteva fare di più», sottolinea Madonna. E non sono mancati cartelli satirici e di vero sfottò nei confronti di Vincenzo De Luca, tra le fritture leggendarie ormai scadute dai tempi della campagna referendaria e l’invito esplicito “jatevenne”. Ha colpito molto la partecipazione di una giovane ragazza di Torre Del Greco, Laura Noviello, con mascherina e foglio dove c’era scritto “Anima Vesuviana Ferita”, visibilmente commossa, così come molti altri. Il sit-in ha proseguito poi il suo cammino per via Medina e piazza Municipio, fermandosi per un paio di minuti anche sotto Palazzo San Giacomo, dove i protestanti si sono rivolti a gran voce al primo cittadino. Lo hanno richiamato ai suoi doveri tutti, anche i centri sociali Insurgencia e Je so pazzo Ex OPG Occupato, che hanno partecipato con orgoglio e sentito impegno alla marcia verso la Prefettura. Lì una delegazione arrivata a destinazione è stata ricevuta alle 19 dal viceprefetto, a cui è stata avanzata una piattaforma programmatica condivisa e le proposte della cittadinanza per salvare il salvabile dopo 20-30 anni di devastazioni incontrollate e interessi abusivi e delinquenziali nel territorio. Alcuni punti sono stati condivisi, su altri le responsabilità sono rimandate ad altri organi di governo, ma nell’attesa di una risposta efficace da parte di chi ci governa il gruppo #STOPBIOCIDIO si è dato appuntamento per un nuovo incontro mercoledì 19 luglio dell’assemblea “La nostra terra brucia ancora: mobilitiamoci”, alle 18 a via Mezzocannone presso il centro occupato “Mezzocannone Occupato”.
Renato Aiello

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