Il giorno che nel mondo celebra la biodiversità è quello più indicato per aprire una riflessione sul percorso, piuttosto pericoloso, intrapreso da coloro i quali cercano di diventare i nuovi controllori dell’alimentazione umana.
Se la giornata mondiale è stata indetta dalle Nazioni Unite per celebrare la ricchezza della vita, degli ecosistemi, delle specie e dei geni del Pianeta ben presto potrebbe esserci ben altra biodiversità da celebrare. Troppi gli alimenti che ben presto potrebbero arrivare direttamente dei laboratori.
Oltre all’ormai celeberrima carne sintetica, alle proteine provenienti dagli insetti è infatti in arrivo un’altra chicca (anzi per un altro chicco) che va ad aggiungersi alla collana degli alimenti artificiali: il riso. Dall’Università di Milano la notizia della piantumazione della prima pianta di riso ottenuta con la tecnica dei nuovi Ogm in campo aperto in Italia.
L’autorizzazione ha allertato gli ambientalisti verso un’agricoltura brevettata e a rischio contaminazione. Il riso piantato si chiama Telemaco, un tipo di Arborio. La deroga per la sperimentazione è stata approvata dal Parlamento su iniziativa del senatore Luca De Carlo di Fratelli d’Italia.
La direzione sembra tracciata e presto la nuova diversità rischia seriamente di prendere il posto della “vecchia” biodiversità, rendendo tutto meno naturale come spiega il professore Vincenzo Peretti della Federico II: “Purtroppo dobbiamo prepararci ad una conversione verso un cibo ogm e sintetico. Ci stiamo avvicinando al futuro immaginato dalle multinazionali della produzione in laboratorio. Per ritardare il più possibile che ciò avvenga occorre che tutti quelli che si impegnano quotidianamente per tutelare la biodiversità alimentare, sostenere le piccole-medie aziende locali raddoppino i propri sforzi. Solo così si può cercare di rallentare l’entrata del cibo sintetico ed al tempo stesso si può continuare a raccontare sul territorio cosa allevare e cosa mangiare, nel rispetto di vegetali e animali, ambiente e salute”.