Sono in forza alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli i ricercatori che, insieme ai colleghi del CNR-IAMC, dell’Università del Salento e delle prestigiose università britanniche di Portsmouth e Glasgow, hanno identificato una nuova forma di predazione, la “Cleptopredazione (Kleptopredation)”.
Si tratta del particolare meccanismo con cui si nutre Cratena peregrina, piccolo mollusco variopinto, spesso immortalato dai fotografi subacquei, appartenente al sottordine dei nudibrachi, che vive lungo le coste mediterranee.
Tale mollusco vive sopra di colonie di Eudendrium racemosum, organismo animale ramificato dalla forma simile ad un cespuglio. Cratena peregrina si ciba dei piccoli polipi di cui è composta la colonia, ma lo fa in modo del tutto peculiare. Infatti, seleziona accuratamente le sue prede, attaccandole mentre a loro volta sono impegnate a nutrirsi di piccoli crostacei appartenenti allo zooplancton di cui sono ghiotte. In tal modo Cratena peregrina, non mangia solo i polipi che costituiscono le colonie di Eudendrium racemosum, su cui essa vive, ma anche i piccoli crostacei appena catturati dalle sue prede, ottenendo così un pasto dall’elevato valore energetico. Tale nuovo meccanismo di predazione è stato battezzato, per l’appunto, Cleptopredazione e rappresenta un qualcosa di completamente nuovo che va a riscrivere i paradigmi di biologia ed ecologia, aprendo altri scenari e ribaltando i piani dell’attuale conoscenza scientifica. Il nuovo meccanismo, descritto dal gruppo di ricerca italo-britannico, comporta, infatti, sia la predazione che il cleptoparassitismo, vale a adire la sottrazione delle prede. Un meccanismo coordinato e astuto, la cui scoperta nasce da un’osservazione fatta anni fa da Fabio Badalamenti del CNR. Esaminare il fenomeno sott’acqua era improponibile, è stato necessario, dunque, portare esemplari di Cratena ed Eudendrium in laboratorio per studiare sotto la lente di ingrandimento le dinamiche che ne guidavano l’alimentazione. Lasciata libera di scegliere gli organismi di cui cibarsi Cratena, tra “polipi lasciati a dieta” e “polipi sazi di piccoli crostacei”, predilesse i “polipi ripieni di crostacei”. Insomma, la povera colonia di Eudendrium è adoperata come un attrezzo da pesca per catturare i gustosi crostacei ed è a sua volta danneggiata con l’uccisione dei polipi. Tuttavia, mangiare “polipi ripieni” assicura un apporto energetico al nudibranco tale da non richiedere l’ulteriore sacrificio di altri polipi, dando così il tempo alla colonia di rigenerarsi. In tal modo si mantiene un equilibrio dinamico che assicurerà l’esistenza di entrambi. Da un punto di vista ecologico questa scoperta apre scenari del tutto nuovi, in quanto dimostra che la nostra conoscenza del funzionamento dell’ecosistema marino e dei flussi di materia ed energia al suo interno sono ben lungi dall’essere completamente appresi. Un meccanismo alquanto particolare che ha destato la curiosità di prestigiose testate internazionali e che è stato ripreso da Biology Letters, la prestigiosa rivista della Royal Society. Precisamente, diverse sono state le definizioni attribuite alla suadente e diabolica strategia della bella Cratena. Per il New York Times, il nostro mollusco si aggira alla ricerca dei “tacchini ripieni” del mare, mentre per il prestigioso magazine scientifico Science con la locuzione “trick for extra treat”, che richiama le usanze di Halloween, sottolinea il “trucchetto” escogitato da Cratena per ottenere un “pietanza appetitosa” di grosse capacità nutritive. Di tono diverso, ma altrettanto intrigante, è l’interpretazione data dal Daily Kos, magazine Americano online a carattere politico che sottolinea la coincidenza tra il lancio del piano dei Repubblicani in tema di tasse negli USA e la pubblicazione dell’articolo scientifico, puntando sull’ assonanza tra il comportamento dei Repubblicani e quello di Cratena (Kleptopredation). Insomma, per gli effetti riportati in vari aspetti del sapere, parliamo di una scoperta scientifica che inquadra e fornisce nuove prospettive e definizioni non solo “marine”.