Inizia processo “Chernobyl” a Santa Maria Capua Vetere.

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Così si leggeva, nella richiesta di rinvio a giudizio dei 38 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata Chernobyl condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere tra gennaio 2006 e giugno 2007:

… smaltimento illecito di imponenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, allo stato solido, liquido e semiliquido, rifiuti costituiti in particolare da fanghi da depurazione delle acque reflue urbane e sabbie provenienti dal trattamento delle acque reflue, nonché rifiuti liquidi provenienti dal porto di Napoli, da ospedali e lidi balneari del litorale domizio, e da una pluralità di fosse settiche di impianti ospedalieri e strutture private, per una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti stimabile in circa 980.000 [tonnellate, n. d. r.]  in circa 18 mesi…

Nell’udienza di oggi, che arriva dopo una lunga serie di rinvii, a iniziare dal 17 dicembre 2014, abbiamo avuto l’impressione che il processo abbia subito un’improvvisa accelerazione. Infatti, è stato sentito dal Pubblico Ministero un singolo testimone; un maresciallo maggiore del NOE che aveva preso parte alle indagini. Nell’interrogazione abbiamo sentito distintamente che si faceva riferimento a rifiuti speciali non pericolosi e alla matrice liquida. Intanto, nel già citato documento della Procura di Santa Maria Capua Vetere si legge:

venivano smaltiti illegalmente fanghi tossici…fanghi assolutamente pericolosi in quanto rifiuti speciali da smaltire in discarica…

In aula sono presenti molti avvocati difensori, alcuni dei quali hanno richiesto a viva voce il dissequestro dei terreni interessati dall’illecito smaltimento di rifiuti. L’atmosfera sembra quasi festosa al termine dell’udienza: si andrà a conclusione del processo il 14 febbraio prossimo, il giorno degli innamorati. Presente in aula l’avv. Matteo Marchetti dell’Ufficio Legale Regionale dell’associazione Codacons, costituitasi parte civile. In aula chiede al teste se siano stati effettuati rilievi sui terreni interessati. La risposta è che non risultano rilievi o indagini analitiche su matrice suolo. È pur vero però che la stessa Procura di Santa Maria Capua Vetere, il 16 agosto del 2007, spediva ai sindaci dei Comuni, nei quali ricadevano i terreni interessati dagli sversamenti, una comunicazione in cui si chiedeva alle Amministrazioni competenti di intervenire, “attesa l’estrema pericolosità derivante dalle attività criminali accertate in tema, in particolare, di smaltimento illecito di rifiuti”.

Con questa premessa, si potrebbe ipotizzare che si vada verso la prescrizione (tutti i reati contestati, tranne quello di disastro ambientale sono già, ad oggi, prescritti: tra i capi di imputazione ricordiamo quello di distruzione e deturpamento delle bellezze naturali). Infatti, così come un avvocato difensore ha fatto notare in aula, si può ipotizzare che il capo di imputazione di disastro ambientale non sussista. Così, con la conclusione rapida del processo nell’interesse dell’amministrazione della giustizia, si avrebbe più tempo per affrontare questioni di ben più grave portata. Pertanto, si ipotizza che il 14 febbraio si dovrebbe soltanto prendere atto che 980mila tonnellate di rifiuti illecitamente smaltiti non costituiscono un danno così ingente per l’ambiente da dar luogo a un cosiddetto “disastro ambientale”. Tanto più che il solo teste interrogato, alla domanda da parte del Pubblico Ministero se risultasse che questi sversamenti avessero prodotto dei danni alla salute dei cittadini, ha prontamente risposto che ciò non risultava. Saranno quindi stati fatti studi epidemiologici i cui risultati sono davvero confortanti e di cui non siamo mai venuti a conoscenza, forse per nostra colpevole incuria.

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