di Angelo Ionta
L’acqua è sempre più un bene primario. Fondamentale per l’agricoltura, l’industria e la pesca, negli ultimi cinquant’anni il suo “controllo” ha già causato numerosi conflitti tra diversi paesi, da quando cioè le varie popolazioni hanno preso coscienza che l’acqua inizia a scarseggiare. Per questo sono sempre più frequenti gli “Studi” e proiezioni, con relative mappe, commissionati a vari Istituti, tesi ad individuare le future aree di crisi. Ma anche per l’essere umano l’acqua è vita, fondamentale per il suo organismo per il corretto mantenimento delle funzioni vitali. Il nostro organismo sopporta variazioni di acqua molto limitate, è possibile infatti rimanere digiuni per più giorni ma pressoché impossibile non bere per più di un giorno. L’acqua quindi è il nutrimento più importante del nostro corpo. Le sue funzioni all’interno dell’organismo sono innumerevoli e vitali, come: regolare il volume cellulare e la temperatura corporea; consentire il trasporto dei nutrimenti e la rimozione delle scorie metaboliche. Quantitativamente l’acqua è il costituente principale dell’organismo umano. In un uomo adulto rappresenta il 60% del suo peso corporeo, in un uomo che pesa 70 Kg, ben 40 Kg sono acqua. Sebbene sia nota a tutti la sua importanza, ancora oggi oltre 600 milioni di persone non hanno l’acqua potabile in casa, problema che legato alla mancanza di servizi igienici adeguati per altrettanti milioni di persone si è stimato che comporti ogni anno, in diverse parti del mondo, la morte di 300 mila bambini.
Per l’importanza che riveste, le Nazioni Unite hanno istituito, dal 1993, la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), celebrata ogni anno il 22 marzo, per sensibilizzare tutti sull’uso responsabile delle risorse idriche. Nel mondo l’acqua dovrebbe essere accessibile ad ogni individuo, in quantità e qualità adeguate, condizione che nel 2010 ha portato sempre l’ONU a decretare che la sua accessibilità è un Diritto umano fondamentale. L’acqua da sempre è venerata, usata come un’arma, maledetta quando è troppa o è troppo poca ed è regolatrice dei flussi migratori. Quanta acqua abbiamo e quanta ne usiamo? Il “Pianeta” è per circa il 70% coperto da acqua salata. È la pioggia che ci porta l’acqua dolce, vitale per la nostra sopravvivenza: le gocce di pioggia nutrono il terreno, scendono nelle falde acquifere sotterranee e riempiono i fiumi e i laghi prima di riversarsi negli oceani.
L’acqua che si vede scorrere nei fiumi e nei laghi è solo lo 0,3% dell’acqua dolce presente sulla terra; le risorse idriche sotterranee sono molto più estese, rappresentando circa 1/3 dell’acqua dolce del pianeta. Il 70% circa d’acqua dolce poi è allo stato solido nelle regioni montuose. L’acqua dolce, sebbene sia una risorsa rinnovabile, non è distribuita in modo equo e la sua richiesta è in continua crescita. È difficile pensare di ridurre la povertà senza usare più acqua per le case, per l’agricoltura, per l’industria.
Circa 1.4 miliardi di persone – ovvero il 15% della popolazione mondiale – vive in bacini fluviali “chiusi”, dove cioè l’acqua non può più essere presa dai fiumi o pompata dalle falde. In casa nostra poi, secondo il World Resources Institute, entro il 2040, lo stress idrico nazionale (il rapporto tra l’uso dell’acqua e l’approvvigionamento idrico), arriverà alla fascia critica “alta” (la quarta su 5).
Anche la FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations) ha stimato che “se non cambiamo le nostre abitudini adesso, la richiesta di acqua potrebbe aumentare del 50% entro il 2030. Nel 2008 sono stati erogati 92,5 metri cubi di acqua potabile per abitante: l’1,2 per cento in più rispetto a dieci anni prima. Con l’aumento poi della popolazione mondiale, stimata come noto a 10 miliardi di persone entro il 2050, l’aumento di richiesta d’acqua sarà difficile da sostenere. La sessa organizzazione sottolinea anche come l’acqua che assumiamo attraverso il cibo sia di gran lunga maggiore di quella che beviamo, mediamente infatti per produrre giornalmente il cibo consumato da una persona occorrano fra i 2000 e i 5000 litri di acqua. Già da qui a pochi anni quindi, entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe trovarsi a sperimentare una condizione di crisi idrica nel proprio paese. Da studi fatti sui 27 Paesi dell’Unione Europea nel periodo 1996-2007 sono stati consumati mediamente 85 metri cubi annui per abitante. In Italia ne abbiamo consumati 92, Spagna 100, Regno Unito 110, Paesi Bassi 73 e Germania 57. Occorre a questo punto, prima che sia troppo tardi, riconsiderare nella giusta ottica il bene primario acqua.