Quali soluzioni occorre adottare nel breve e medio termine per salvare le imprese, l’economia e il pianeta? Quali tecnologie, processi, prodotti e servizi sono offerti, per raggiungere questo scopo, dal mondo dell’innovazione e delle imprese dei settori delle biotecnologie e delle filiere agro-alimentare e farmaceutica? Quali sono le sfide e le priortià da affrontare? E con quali prospettive? Questi i temi sul tavolo dell’incontro Traiettorie bio-based e sostenibili per i comparti alimentare e farmaceutico tenutosi mercoledì 8 maggio 2024, nell’ambito di Innovation Village.
Il dibattito si è svolto durante la sessione pomeridiana dell’evento Ricerca e Imprese per nuovi modelli di Bio-Economia, con l’introduzione e la moderazione di Vincenza Faraco, docente di Chimica e Biotecnologie delle Fermentazioni dell’università degli studi di Napoli Federico II, coordinatrice della Task Force in BioEconomia Circolare dell’ateneo federiciano e presidente dell’impresa del terzo settore CIAK SI SCIENZA.
L’aumento della popolazione, che a inizio 2024 ha già superato gli 8 miliardi, le abitudini consumistiche di alcune fasce più ricche e particolarmente resource consuming e la voracità e il carico inquinante del modello economico lineare stanno generando una situazione di emergenza senza precedenti in termini di cambiamenti climatici, pandemie e instabilità economica, legata all’esaurimento delle risorse e ai disastri ambientali.
Secondo Il Global Risk Report del 2024, i primi quattro rischi globali a lungo termine riguardano l’ambiente: Gli eventi meteo estremi, il cambiamento critico nei sistemi terrestri, la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi, uniti alla scarsità delle risorse naturali, occupano i primi quattro posti nella lista mondiale dei fattori di rischio. Gli scienziati e gli esperti di clima e ambiente indicano che ora, adesso, è il momento nel quale la probabilità di rischi ambientali è più alta o comunque in un futuro più prossimo. Il rischio è che si lasci passare troppo tempo senza intervenire sul clima, sulla biodiversità e sulle risorse naturali e che poi a quel punto sarà troppo tardi. Già il 25 ottobre 2023, l’Università delle Nazioni Unite – Istituto per l’ambiente e la sicurezza umana (UNU-EHS), aveva pubblicato l’Interconnected Disaster Risks Report 2023 il rapporto sui “punti critici di rischio”,i punti di non ritorno raggiunti quando i sistemi su cui facciamo affidamento smettono di funzionare come progettati, amplificando il rischio di impatti catastrofici. In questa nuova ricerca, l’UNU-EHS aveva rilevato che il mondo si sta rapidamente avvicinando ai punti critici di rischio su più fronti, con grandi probabilità di catastrofi ambientali che mettono a rischio la sopravvivenza dell’uomo.
E si stanno già calcolando i danni all’economia e alle imprese.
La comunicazione agli Stati membri sulla risposta ai cambiamenti climatici del 12 marzo contiene allo stesso tempo un bilancio dei rischi legati al clima e un avvertimento: il dissesto delle economie degli Stati membri rischia di aumentare rendendo non più sostenibile il debito. I fenomeni estremi legati ai cambiamenti climatici, e i loro effetti sulla supply chain delle aziende insieme alle morti premature, l’insicurezza alimentare e le crisi idriche stanno creando sfide molto serie all’Europa e ai Paesi membri, visto l’alto prezzo economico del surriscaldamento globale. Si stima che la siccità provochi un danno ecnomico di 9 miliardi di euro all’anno, mentre quello generato dalle inondazioni dal 1980 sia pari a oltre 170 miliardi di euro: “In futuro, i danni annuali provocati in Europa dalle inondazioni costiere potrebbero superare i 1.600 miliardi di euro entro il 2100”. Inoltre, una stima “prudenziale” indica che “il peggioramento degli impatti climatici potrebbe ridurre il Pil dell’Ue di circa il 7 per cento entro la fine del secolo”.
Il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato all’Italia supera il valore del PNRR (194 miliardi). Dal 1980 al 2022 sono stati bruciati 210 miliardi, di cui 111 per alluvioni, siccità, incendi, ondate di caldo e di freddo. A cui si aggiungono poco meno di 100 miliardi di danni dovuti a terremoti, eruzioni e frane. Negli ultimi 40 anni un terzo dei danni provocati da eventi estremi nell’Ue è stato pagato dall’Italia. A fotografare la situazione è il Focus Censis-Confcooperative “Disastri e climate change, conto salato per l’Italia“.
Ma considerate le enormi difficoltà nonostante gli enormi sforzi fatti finora, viene da chiedersi quale sia la chiave di volta per realizzare un mondo sano in cui si concili il profitto con la salute dell’uomo e del pianeta in modo equo, etico e inclusivo.
Durante l’incontro Traiettorie bio-based e sostenibili per i comparti alimentare e farmaceutico, è stata descritta la strada da intraprendere per realizzare il cambiamento in queste importanti filiere del nostro paese.
In prosecuzione del percorso GreenMatch e del laboratorio di economia circolare “Science for Circular and Sustainable Industry” avviato a novembre 2023 per favorire la cooperazione tra scienza e industria affinché innovare in modo circolare, etico e sostenibile possa rappresentare la chiave di volta nella sfida dello sviluppo economico e della decarbonizzazione, lo scorso 8 maggio, un panel di innovatori, investitori e aziende di profilo internazionale hanno descritto alcune delle soluzioni integrate più innovative che le biotecnologie e la bioeconomia circolare ci consentono di realizzare per affrontare le sfide dell’alimentazione e della salute in era climate change.
Quali devono essere i capisaldi del cambiamento?
§ Rendere profittevole il cambiamento green in modo etico è l’unica strada per realizzare la transizione ecologica.
Uno dei capisaldi di GrenMatch e del laboratorio di economia circolare “Science for Circular and Sustainable Industry” è che, nel complesso e sfidante scenario della transizione ecologica globale, la salvaguardia ambientale si rende possibile solo attraverso un cambiamento green che possa generare ricchezza a tutte le attività economiche.
Occorre, infatti, sfatare la falsa credenza secondo cui la protezione ambientale è necessariamente un costo. È possibile costruire una strategia di pianificazione e monitoraggio opportunamente congegnata in cui l’investimento iniziale realizzato per inserire pratiche di sostenibilità e modelli circolari di produzione e organizzazione si recupera fornendo poi un ricavo all’azienda.
§ Il cambiamento green deve essere circolare.
Nell’ambito del Green Deal Europeo, il nuovo Piano di azione per l’economia circolare (COM/2020/98) e la nuova Strategia industriale europea (COM/2021/350) vanno nella comune direzione di accelerare la trasformazione industriale nel segno della transizione ecologica, considerando l’evoluzione dall’attuale modello economico ad un’economia circolare – “Use less, use longer, use again and make clean” (Circle Economy)- come una delle condizioni necessarie per raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione del 2050. Secondo il Circle Economy, che misura la circolarità dell’economia mondiale, un’economia circolare globale ci consentirà di soddisfare i bisogni delle persone con solo il 70% dei materiali che ora estraiamo e utilizziamo Questo consente di riportare l’attività umana entro i limiti di sicurezza del pianeta (Circularity Gap Report -CGR- 2023 del Circle Economy). L’economia circolare è anche la soluzione per la decarbonizzazione, la perdita di biodiversità e lo stress idrico. L’estrazione e la trasformazione dei materiali sono anche all’origine del 70 % delle emissioni totali di gas a effetto serra. L’estrazione e l’uso dei materiali causano oltre il 90% della perdita totale di biodiversità globale e dello stress idrico. (CGR 2021).
Si rende perciò urgente la transizione verso un modello di crescita rigenerativo in grado di restituire al pianeta più di quanto viene preso, riducendo il più possibile l’impronta dei consumi e raddoppiando la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio. Il sistema produttivo si deve incentrare sull’auto-rigenerazione, dove i materiali di origine biologica sono reintegrati nella biosfera e gli altri materiali – e prodotti – devono essere progettati in una logica di riuso e riciclo, finalizzato alla rivalorizzazione e alla chiusura del cerchio, riducendo al minimo, anzi possibilmente a zero, la produzione di rifiuti.
§ La Bioeconomia e le Biotecnologie svolgono un ruolo cruciale.
La Bioeconomia “iI sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, per la produzione di beni ed energia, è molto rilevante: la sua natura fortemente connessa al territorio, la sua capacità di creare filiere multidisciplinari integrate nelle aree locali e di restituire, grazie a un approccio circolare, importanti nutrienti al terreno la pongono come uno dei pilastri del processo di transizione sostenibile* (La Bioeconomia in Europa, 7° Rapporto Giugno 2021). E la sua attuazione sta diventando sempre più dirompente grazie alle Biotecnologie e ai loro enormi avanzamenti, di cui si è raccontato all’incontro dell’8 maggio a Innovation Village.
Questo ruolo viene riconosciuto anche dal punto di vista normativo e dele politiche nazionali e sovrannazionali.
La Commissione Europea, il 20 marzo 2024, è intervenuta proponendo una serie di azioni per promuovere le biotecnologie e la biofabbricazione nell’UE, due comparti essenziali per la competitività e la modernizzazione dell’industria europea. Le azioni proposte affrontano le sfide e gli ostacoli incontrati dalle biotecnologie, in linea con la strategia per la competitività a lungo termine dell’UE. Tra le azioni proposte figurano la semplificazione della normativa e un accesso più rapido al mercato, la promozione degli investimenti pubblici e privati, il potenziamento delle competenze nel campo delle biotecnologie, nonché una più rapida adozione dell’IA in collaborazione con i soggetti interessati.
La bioeconomia è stata inserita dai Ministri del G7 per il Clima, l’Energia e l’Ambiente all’ordine del giorno dell’incontro il 29 e 30 aprile 2024 a Torino. I Ministri hanno enfatizzato che “le soluzioni di bioeconomia circolare e sostenibile possono contribuire a benefici rigenerativi e riparativi per gli ecosistemi […] apportando al contempo innovazioni alle industrie e contribuendo al raggiungimento di netzero.” Hanno affermato che avrebbero promosso soluzioni di bioeconomia circolare e sostenibile per contribuire alla produzione sostenibile di cibo, materie prime biologiche, bioprodotti, biomateriali e bioenergia. Hanno chiesto investimenti continui nell’innovazione per garantire che questi risultati portino benefici sociali, economici e ambientali su scala locale, in particolare nelle aree rurali, così come su scala globale. I Ministri hanno accolto con favore l’iniziativa della Presidenza italiana di tenere un seminario tecnico volontario per condividere informazioni e migliori pratiche per la progettazione di indicatori di bioeconomia robusti e completi, per un’eventuale considerazione da parte dell’Iniziativa del G20 sulla bioeconomia. L’Alleanza europea per la bioeconomia ha accolto con favore questo riconoscimento, auspicando che questo venga preso in considerazione nelle prossime discussioni del G7 e del G20.
• Alcune delle soluzioni descritte durante l’incontro Traiettorie bio-based e sostenibili per i comparti alimentare e farmaceutico
La soluzione “verde” da adottare per proteggere l’uomo dalle pandemie rispettando anche il pianeta è stata descritta dal professore Rino Rappuoli microbiologo di fama mondiale e direttore della Fondazione Biotecnopolo di Siena.
Alcune dele strategie sostenibili e non in competizione con il food per la produzione di farmaci sono state raccontate anche dal General Manager di Menarini Biotech, Nicola Torre.
L’altra principale sfida del millennio, insieme a quella della salute, e, come questa connessa all’emergenza climatica, è quella alimentare. L’insufficienza delle superfici agricole e l’alta incidenza degli allevamenti sulle emissioni dei gas serra, che derivano per oltre il 20% da questo comparto, richiedono, urgentemente, fonti alternative e nuove tecnologie per il comparto agroalimentare. Nuove pratiche per la rigenerazione del suolo e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse, nuovi sistemi biorigenerativi di piante e materiali non in competizione con il food e l’applicazione di nuove tecnologie a scarti e sottoprodotti, sono state al centro della discussione che ha coinvolto, tra gli altri, Marco Pacini, Program Research Manager del Centro Nazionale del PNRR Agritech e Fabio Apone Responsabile Centro Ricerche per le biotecnologie industriali di Novamont.
Accanto a queste strade, è indispensabile, in una logica di approccio integrato, accelerare l’applicazione delle biotecnologie nel foodtech, attraverso la produzione di carne coltivata e quella di proteine sintetiche mediante fermentazione e ingegneria genetica. Di questo, ha parlato Antonio Grifoni investitore di Plug and Play -che ha descritto casi di start up e grandi aziende che già producono questo cibo del futuro-.
Il dibattito, coinvolgendo anche altri esperti del mondo della ricerca e delle imprese, si è incentrato sulle difficoltà normative e di scalabilità e le problematiche di accettazione da parte dei consumatori.
Data la rilevanza della componente economico-finanziaria, si è anche discusso della necessità degli idonei stanziamenti economici e la sessione si è conclusa con un breve focus su alcuni schemi di finanziamento della Commissione Europea quali il programma Circular Bio-Based Europe Joint Undertaking e i suoi 213 milioni di euro disponibili per promuovere l’economia circolare europea basata sulla bioeconomia.
“Elenco completo dei relatori e delle relatrici” dell’incontro Traiettorie bio-based e sostenibili per i
comparti alimentare e farmaceutico moderato da Vincenza Faraco
Marco Pacini, Program Research Manager, Agritech
Fabio Apone, Responsabile Centro Ricerche per le biotecnologie industriali, Novamont
Antonio Grifoni, Ventures Associate di Plug and Play
Stefania De Pascale, Dip. Agraria, Unina
Enza Torino, DICMAPI, Unina
Rino Rappuoli, Direttore Fondazione Biotecnopolo di Siena (in collegamento dal G20 in Brasile)
Maria Triassi, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, Unina
Nicola Torre, General Manager Menarini Biotech
• Prossimi step
Le attività di GreenMatch e del laboratorio di economia circolare “Science for Circular and Sustainable Industry” proseguiranno attraverso una sempre più intensa attività di dialogo con il mondo delle imprese per favorire l’open innovation e migliorare l’accesso ai fondi diretti e indiretti della Commissione Europea.
Una parte importante del lavoro che svolgiamo è finalizzato a identificare le migliori innovazioni green che possano creare profitto alle aziende, proteggendo, allo stesso tempo, la salute dell’uomo e del pianeta, e a supportarle nell’ottenimento di finanziamenti della Commissione Europea, principalmente nel campo dell’economia circolare e della bioeconomia. L’altro interlocutore privilegiato delle nostre attività è rappresentato dai decisori politici e, da questo punto di vista, vista l’azione meritoria svolta da tempo dall’assessore alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania Valeria Fascione nel dialogare con il mondo della ricerca, un’attenzione particolare verrà dedicata alla RIS3.