In data odierna, la Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise, unitamente a personale
dell’ARPAC di Casetta, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta, della locale Procura, nei confronti della società Lea s.r.L, con impianto in Marcianise (CE), operante nel settore dello stoccaggio e del recupero di rifiuti.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno
consentito di accertare che un impianto di stoccaggio ubicato nella zona ASI di Marcianise, che è stato, dunque, interamente sottoposto a sequestro dalla Guardia di Finanza, effettuava una gestione di rifiuti al di fuori dei limiti stabiliti dalla Regione Campania e causando gravi danni all’ambiente circostante.
Il sopralluogo effettuato nello scorso mese dì luglio dalla Polizia Municipale di Marcianise aveva, infatti, portato alla luce notevoli irregolarità nel management dell’impianto.
All’interno erano stoccati rifiuti in quantità notevolmente superiori a quelle consentite e, ad aggravare ulteriormente la situazione, sono state individuate delle perdite di percolato, ovverosia il residuo dello smaltimento dei rifiuti umidi, che rischiavano di infiltrarsi all’interno del sottosuolo.
Inoltre, ulteriori perdite di percolato sono state riscontrate durante alcuni trasporti da parte dei camion della società che sono stati intercettati e sequestrati.
Poiché la società non ha provveduto a eliminare le irregolarità riscontrate e a smaltire gli enormi cumuli di rifiuti presenti, la Procura ha ottenuto il vincolo cautelare all’intero capannone, con conseguente blocco dell’attività.
L’ufficio procede per il reato di smaltimento abusivo di rifiuti, di cui all’art. 256 del d.lgs. 152/2006 (Codice dell’Ambiente).
Il provvedimento di sequestro si è reso necessario poiché la situazione attuale dell’impianto risulta essere di estremo pericolo atteso che il materiale accumulato all’interno del sito, non adeguatamente differenziato e smaltito, sarebbe potuto risultare altamente nocivo per l’atmosfera, per le falde acquìfere e, di conseguenza, per la salute dei cittadini.