Fare di un comune in provincia di Napoli il primo centro d’Europa completamente libero da epatite C. Rendendolo al contempo tra i più monitorati a livello nazionale sul fronte della diffusione del Covid 19.
Si tratta di Casola di Napoli, 3.900 abitanti, posto a ridosso di Gragnano e Castellammare di Stabia: l’iniziativa è denominata ”Stop Covid-Zero epatite C” ed è messa a punto dall’associazione EpaC in collaborazione con l’Asl Napoli 3 Sud, il Comune di Casola e Astra onlus (per i trapiantati di fegato) e partirà domani, giovedì 25 giugno, alle 9 dalla piazza principale della città.
Lo screening con i test per Covid 19 ed epatite C dei circa 3.900 abitanti si protrarrà per i successivi quindici giorni, festivi compresi, dalle 9 alle 17.
Il progetto prevede l’esecuzione di un test capillare per la ricerca degli anticorpi anti-HCV e un test rapido per la ricerca degli anticorpi (IgG-IgM) anti Sars-Cov2 (con la stessa puntura si prendono due gocce di sangue per fare i due test). I pazienti positivi ad HCV verranno prontamente avviati a terapia presso il centro di cura aziendale per le malattie epatiche dell’ospedale di Gragnano diretto dal dottor Carmine Coppola che coordina tutte le attività del progetto con il suo team.
I pazienti con positività al test per Ig Sars-Cov2 verranno invece sottoposti a tampone rinofaringeo per la ricerca dell’Rna virale e avviati alle misure di contenimento vigenti previste. ”L’Asl Napoli 3 Sud – spiega il direttore generale Gennaro Sosto – si è particolarmente distinta per come ha affrontato ed affronta l’emergenza Covid-19. In particolare l’attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale è stata una scelta vincente, molto apprezzata dalla popolazione e riconosciuta best practice da Agenas. Adesso che siamo entrati nella fase tre, la mappatura della popolazione è di fondamentale importanza per valutare il ruolo dei pazienti asintomatici, portatori inconsapevoli del virus”.”Questa iniziativa – spiega Ivan Gardini presidente di Epac Onlus – si inserisce in un progetto più ampio, nato ben prima dell’avvento della pandemia, con l’obiettivo di ottenere la microeliminazione dell’epatite C. L’Hcv o virus dell’epatite C oggi fa meno paura, ma non è ancora stato debellato. Anzi, il decorso spesso asintomatico della patologia ne favorisce la diffusione e ne ostacola la diagnosi”.
(ANSA).