Pizze gourmet false, Vesi: si facciano i nomi delle pizzerie irregolari, non si può screditare un’intera categoria.

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Falsa dichiarazione sull’utilizzo di prodotti DOP e IGP nella preparazione di pizze in realtà condite con prodotti non iscritti al circuito tutelato. Per questo i militari del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare hanno denunciato per frode in commercio 5 titolari di note pizzerie gourmet. L’operazione ribattezzata “Margherita Terza” ha visto i carabinieri del Rac a effettuare controlli in note pizzerie “a grande firma” tra Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Campania. Ispezioni che hanno evidenziato irregolarità soprattutto nella presentazione dei prodotti al consumatore, sulla rintracciabilità degli alimenti e sull’indicazione degli allergeni. Per le irregolarità sulla rintracciabilità degli alimenti, sono stati sequestri 45 kg di prodotti agroalimentari vari ed elevare sanzioni per euro 9.500.

“Faccio riferimento – dichiara Giuseppe Vesi – alle notizie di questi giorni riguardanti la scoperta da parte dei carabinieri di pizzerie che si dichiaravano gourmet pur utilizzando prodotti di scarsa qualità o addirittura scaduti”.

Le ispezioni che hanno interessato esercizi di ristorazione nel Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Campania hanno evidenziato irregolarità nella presentazione dei prodotti al consumatore, sulla rintracciabilità degli alimenti e l’indicazione degli allergeni.

Il presidente dell’associazione Maestri Pizzaioli Gourmet, Giuseppe Vesi, prende netta posizione e chiede chiarezza e trasparenza sui nomi dei locali interessati dai controlli delle forze dell’ordine. “Addirittura in un caso – dichiara Vesi – sono stati utilizzati ingredienti scaduti. Voglio esprimere tutto il mio sdegno per chi scredita con la propria disonestà, l’impegno ed il lavoro di chi si impegna per offrire alla propria clientela sempre il meglio. Il nostro lavoro, quello che oggi portiamo sui tavoli non è frutto di improvvisazione. Non ci siamo inventati oggi se usiamo solo farina da grani italiani, un prodotto al quale oggi siamo arrivati, dopo anni di ricerca, cambiando tantissimi prodotti, fino ad arrivare a quello che facciamo oggi”. “Alla mia – prosegue Vesi – sono contento si siano aggiunte anche altre voci di professionisti onesti e preparati, che hanno chiesto, come me, di svelare i nomi di chi lavora in maniera disonesta, screditando una intera categoria. Perché se è giusto colpire chi non opera nei giusti canoni, è anche vero che non si può fare di tutta un’erba un fascio”. “La nostra associazione – prosegue Vesi – nasce proprio per la tutela e la promozione di tutti quei bravi pizzaioli, che fanno della ricerca della qualità la loro filosofia di lavoro e professionale”. La denuncia di Giuseppe Vesi prosegue indicando gli abusi sul termine. “Fare gourmet è fin troppo facile e qualcuno ha frainteso, quando non ha frodato. Troppo semplice far passare il concetto di una pizza che apparentemente rispetta i canoni solo perché le si mette il nome gourmet. Ma non funziona così. Quei canoni sono le scelte che si fanno fin dagli impasti, per finire alle farciture, agli abbinamenti”. “Ecco perché, conclude Vesi, chi infanga una intera categoria, composta di gente perbene, professionisti seri e, soprattutto rispettosi della loro clientela, deve essere messo in evidenza con nome e cognome, ed è quello che come associazione oggi chiediamo”. 

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