Reggia di Carditello, inizia il restauro del parterre.

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Il Real Sito di Carditello rinasce e torna agli antichi fasti con i nuovi lavori di restauro.
Un importante passaggio di testimone, previsto a metà febbraio, con l’inizio delle operazioni di collaudo e il rilascio alla Fondazione dei primi spazi museali da parte del Segretariato regionale. E non solo.
In scadenza, contemporaneamente, anche il termine ultimo per la presentazione delle offerte per l’affidamento dei lavori di “Restauro e consolidamento presso il Real Sito di Carditello”.
I lavori riguardano, in particolare, il parterre: Tempietto, abbeveratoio esterno, gradonate dell’Ippodromo di Ferdinando IV, colonne dei cancelli di accesso e, soprattutto, fossato borbonico in tufo che circonda il Galoppatoio dedicato ai cavalli.
In sede di verifica ispettiva da parte del Servizio veterinario dell’ASL di Caserta, è stato constatato lo stato di programmazione della cantierizzazione dei lavori di restauro, che andrà inevitabilmente a limitare gli spazi fruibili dai cavalli della Razza Governativa di Persano, presenti nella Reale Delizia borbonica.
“Il Servizio veterinario dell’azienda – afferma Amedeo Blasotti, direttore generale ASL Caserta – che controlla costantemente l’attività di allevamento dei cavalli di razza Persano presso il Real Sito di Carditello, anche a seguito di una segnalazione, in data 8 febbraio ha effettuato una visita ispettiva per verificare il benessere degli animali. L’esito della verifica ha confermato un generale stato di benessere e di tenuta dei capi. Nella stessa verifica è emerso che l’evoluzione dello stato di restauro dei luoghi ha avuto una significativa accelerazione che ha interessato anche gli spazi ad oggi fruiti dagli equidi. Pertanto, anche a causa dell’accresciuto numero di animali presenti nel sito, in accordo con i vertici della Fondazione si è convenuto di dover necessariamente provvedere ad alcuni adeguamenti infrastrutturali nelle more dei quali i cavalli dovranno essere temporaneamente allocati presso altre strutture. L’ASL lavorerà fianco a fianco con la Fondazione per garantire il benessere di tutti i cavalli e per condividere le procedure da adottare soprattutto in questa importante fase di recupero del sito culturale”.
La disposizione di trasferimento provvisorio dei cavalli e dei pony, con una calendarizzazione prevista nei prossimi 4 mesi, ben si integra con il cronoprogramma dei lavori stimati in 180 giorni dall’affidamento.
Confermata, dunque, la necessità di ampliare gli spazi, conformandoli al crescente numero di esemplari che si sono riprodotti proprio nel Real Sito.
“Queste necessità – spiega Luigi Nicolais, presidente Fondazione Real Sito di Carditello – sono già previste nelle nostre attuali progettazioni, che diventeranno presto esecutive, non appena avranno ricevuto tutti i pareri degli Enti preposti. È interesse della Fondazione che cavalli e pony ritornino velocemente a Carditello, tanto che in tutte le procedure di gara viene considerata una premialità per gli operatori che eseguono gli interventi nel più breve tempo possibile, compatibili con la regola d’arte. Stiamo lavorando alacremente per rilanciare Carditello e l’intero territorio, continuando a garantire il massimo benessere agli equidi e, allo stesso tempo, avanzando rapidamente con il piano di restauro”.
Il Real Sito di Carditello – voluto da Ferdinando IV di Borbone ed edificato intorno al 1787 da Francesco Collecini, collaboratore di Luigi Vanvitelli – ospita una palazzina reale dalle linee neoclassiche, ambienti destinati ad azienda agricola con cinque cortili ed un’area riservata alle corse dei cavalli, realizzata come un antico circo romano.
Ancora oggi è il più grande ippodromo al mondo inserito all’interno del perimetro di un edificio. La tenuta era destinata all’allevamento e alla selezione di cavalli di razza reale, oltre che alla produzione agricola e casearia. Qui era situata la Reale Industria della Pagliara delle Bufale, che ospitava un importante caseificio.
Rappresentava, quindi, un mirabile esempio dell’imprenditoria illuminata promossa dalla casa reale borbonica tra la fine del 1700 e la prima metà del 1800.
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