Sulla base delle tendenze in atto e dei precedenti monitoraggi dell’ Osservatorio sul Commercio al Dettaglio, Confesercenti stima che nel bimestre luglio-agosto 2014 circa 5.400 imprese del commercio al dettaglio in sede fissa abbiano cessato l’attività. Nello stesso periodo stimiamo 2.600 aperture di nuove imprese. Se le nostre previsioni dovessero essere confermate, si tratterebbe di risultati sostanzialmente in linea a quelli registrati nell’estate del 2013, fino ad ora l’anno peggiore per il commercio al dettaglio. Le nuove attività, invece, sembrano destinate ad avere una vita sempre più breve. Secondo le rilevazioni di Confesercenti la crisi ha accorciato notevolmente la vita delle imprese del commercio: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 – circa 27mila imprese – è già sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro. Un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni.
Tabella: flusso di iscrizioni e cancellazioni nel commercio al dettaglio in sede fissa, confronto luglio-agosto 2013 e con stime stesso periodo 2014 (Nazionale)
2014 | luglio-agosto 2013 | |
Iscrizioni | 2.603 | 2.656 |
Cessazioni | 5.463 | 5.574 |
Saldo: | -2.860 | 2.918 |
Totale imprese registrate (al 30 giugno) | 649.605 | 654.813 |
Le nuove attività, invece, sembrano destinate ad avere una vita sempre più breve. Secondo le nostre rilevazioni la crisi ha accorciato notevolmente la vita delle imprese del commercio: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 – circa 27mila imprese – è già sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro. Un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni.
Tabella: percentuale di imprese del commercio al dettaglio iscritte negli anni 2010, 2011, 2012, 2013 e già cessate a giugno 2014. Dato regionale
Province e regioni |
Commercio al dettaglio |
|||
Iscritte nel 2010 |
Iscritte nel 2011 |
Iscritte nel 2012 |
Iscritte nel 2013 |
|
PIEMONTE |
45,4 |
39,4 |
23,4 |
5,7 |
VALLE D’AOSTA/VALLÉE D’AOSTE |
37,2 |
26,2 |
13,5 |
1,6 |
LOMBARDIA |
43,5 |
34,7 |
19,0 |
5,5 |
TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL |
43,1 |
35,8 |
28,3 |
4,6 |
VENETO |
41,0 |
34,8 |
20,5 |
6,0 |
FRIULI-VENEZIA GIULIA |
42,0 |
36,8 |
22,9 |
6,6 |
LIGURIA |
42,3 |
29,8 |
20,8 |
5,8 |
EMILIA-ROMAGNA |
47,3 |
37,8 |
21,8 |
5,7 |
TOSCANA |
43,3 |
36,1 |
21,6 |
5,7 |
UMBRIA |
40,7 |
27,7 |
18,7 |
5,5 |
MARCHE |
44,4 |
38,1 |
21,6 |
7,8 |
LAZIO |
36,2 |
30,7 |
17,5 |
7,0 |
ABRUZZO |
38,1 |
30,9 |
16,2 |
5,7 |
MOLISE |
32,8 |
28,0 |
21,1 |
4,9 |
CAMPANIA |
37,2 |
28,2 |
17,2 |
5,0 |
BASILICATA |
33,7 |
26,8 |
18,4 |
7,4 |
CALABRIA |
32,6 |
23,8 |
13,5 |
3,7 |
SICILIA |
37,6 |
29,6 |
17,5 |
5,2 |
SARDEGNA |
34,7 |
22,7 |
15,1 |
4,5 |
Totale ITALIA |
40,1 |
32,0 |
19,0 |
5,7 |
“Chiudono anche imprese che hanno una lunga storia imprenditoriale alle spalle. La nostra associazione ha attivato diversi servizi per aiutare gli imprenditori in difficoltà, ma non tutti richiedono un’assistenza. A volte per pudore: per molti la chiusura dell’attività in cui hanno lavorato per tutta la vita, magari insieme alla famiglia, è una sconfitta personale. Per questo qualcuno chiude senza clamore, magari approfittando delle ferie. In qualche caso è stato il mancato rinnovo della tessera all’associazione ad annunciarci la scomparsa di un’impresa”.
Così Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti.
“L’avvio del 2014 è stato peggiore di quanto ci aspettassimo. Anche la stagione dei saldi ha avuto risultati generalmente al di sotto delle aspettative, anche se con grandi differenze territoriali. Siamo entrati nel terzo anno di crisi del commercio, e molte imprese semplicemente non ce la fanno più, schiacciate dalla diminuzione dei consumi delle famiglie e l’aumento della pressione fiscale. Spaventa, inoltre, la doppia batosta Tari/Tasi. Come se non bastasse, sui piccoli commercianti si è abbattuta dal 2012 anche la liberalizzazione delle aperture del commercio. Introdotta dal Salva-Italia del Governo Monti con lo scopo di rilanciare consumi e occupazione, è stata un vero flop: i previsti effetti benefici sono tuttora ‘non pervenuti’, ed il settore ha perso tra il 2012 e il 2013 oltre 100mila posti di lavoro tra imprenditori e dipendenti, registrando allo stesso tempo 28,5 miliardi di minori consumi di beni da parte delle famiglie”.