In Italia ancora una famiglia su 4 è colpita dalla crisi, ma ora da molti il 2015 è percepito come l’anno della svolta e per la prima volta dopo 4 anni il numero dei soddisfatti della propria situazione economica supera quello degli insoddisfatti. A darne conto è l’indagine Acri-Ipsos sul risparmio. In particolare secondo l’indagine 1 persona su 20 ha visto un miglioramento del proprio tenore di vita e più di una su 3 (36%) ha fiducia nel futuro dell’Italia, contro un 27% di sfiduciati. In particolare c’è un forte recupero di fiducia tra i giovani.
La congiuntura italiana migliora e sempre più persone tornano a concentrarsi più sul presente che sul futuro, con un atteggiamento di spesa più rilassato. Secondo l’indagine Acri-Ipsos ciò si verifica soprattutto tra le classi medie e più abbienti che oggi tornano a consumare: le loro spese si indirizzano soprattutto su elettronica, telefonia, alimentari e auto. Allo stesso tempo però, ancora oggi quasi una famiglia su 4 (23%, in calo sul 2014) dice che non riuscirebbe a far fronte a una spesa improvvisa di 1.000 euro con risorse proprie.
Mattone alla riscossa nel 2015 per i risparmiatori italiani. Dopo che dal 2006 la percentuale di coloro che lo vedevano come l’investimento ideale è scesa progressivamente fino ai minimi del 24% nel 2014, quest’anno è risalita di 5 punti, raggiungendo il valore del 29%. Secondo l’indagine Acri-Ipsos tuttavia chi ha risorse disponibili mantiene una forte preferenza per la liquidità: riguarda quasi 2 italiani su 3. Inoltre chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi.
L’euro continua a non soddisfare gli italiani. Secondo quanto emerge dalla consueta indagine Acri-Ipsos sugli italiani e il risparmio, quasi 3 italiani su 4 sono insoddisfatti della moneta unica: il 71%, dato in leggero calo rispetto al 74% del 2014). Secondo il sondaggio, tuttavia, la maggior parte degli italiani è convinta dell’utilità dell’euro nel lungo periodo. Coloro che sono certi che tra 20 anni essere nell’euro sarà un vantaggio sono il 51%; il 36% pensa invece che essere nell’euro sarà uno svantaggio anche fra 20 anni (erano il 34% nel 2014); il 13% non ha opinioni in merito. In ogni caso, l’Europa viene assolta dalla responsabilità della crisi italiana: solo il 4% dei cittadini imputa ogni responsabilità all’Europa e ben il 48% ritiene che la situazione attuale sia causata dal malgoverno del Paese negli ultimi anni e dalle mancate riforme (questo dato arriva al 53% nel Sud Italia); il 20% chiama in correità Italia ed Europa; infine, il 26% (in crescita rispetto al 19% del 2014) attribuisce le cause della difficile situazione attuale alle crisi cicliche che hanno dimensioni mondiali e molteplici cause (il 2% non ha un’opinione). Gli italiani, seppur delusi, ritengono che in questa situazione l’Unione Europea sia soprattutto un importante e indispensabile aiuto in un momento di crisi (55%), anche se non sono pochi coloro che la ritengono un ulteriore aggravio che rende ancor più complesso il superamento della crisi (44%). (ANSA)