La “punk ballerina” Karole Armitage torna al San Carlo con la sua amatissima versione di Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck, in scena al Massimo napoletano da mercoledì 27 maggio ore 20.30 e in replica fino al 4 giugno.
La regina dell’avanguardia newyorkese ripropone dunque il suo lavoro coreografico sospeso tra rigore neoclassico e tensione astratta, in una purezza di linee che combacia perfettamente con le scene minimal diBrice Marden e i costumi essenziali di Peter Speliopoulos.
Sul podio, alla guida di orchestra e coro stabili ci sarà Francesco Ommassini, veneziano, attualmente direttore musicale dell’Orchestra Regionale del Veneto Filarmonia veneta al suo debutto al San Carlo.
Importante il cast vocale che sfoggia nel ruolo di Orfeo le voci di Daniela Barcellona e Marina De Lisomentre nel ruolo di Euridice si alterneranno Cinzia Forte e Alessandra Marianelli. Ad interpretare Amore Giuseppina Bridelli e Aurora Faggioli.
La doppia anima della “monella punk” Armitage, allo stesso tempo anticonformista e ancorata alla tradizione, confluisce appieno nell’allestimento sancarliano dove i protagonisti Orfeo, Euridice e Amore, agiscono assieme ai ballerini (che qui diventano veri e propri doppi o anime danzanti) in un imponente flusso coreografico capace di coinvolgere solisti e masse nell’adozione di movimenti antinaturalistici e stilizzati.
La messa in scena è dunque un lavoro sull’emozione pura, da cui scaturisce ogni singolo gesto riscoperto nella sua necessità essenziale, diametralmente opposto alla gestualità magniloquente cui spesso il mondo operistico fa ricorso.
Azione teatrale in tre atti di Christoph Willibald Gluck su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, Orfeo ed Euridicevide la sua prima assoluta il 5 ottobre 1762 al Burghtheater di Vienna ed è considerata l’opera simbolo della “riforma gluckiana”, quel tentativo di rinnovamento dell’opera seria da parte degli intellettuali d’avanguardia del tempo che, uniti dal desiderio di dare nuova vita alle arti drammatico-musicali, intendevano liberarle dalle convenzioni in cui si erano impantanate. Una visione così moderna, da essere ancora oggi all’avanguardia.