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Una delegazione del governo italiano, guidata dal Sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano, sarà a Tashkent in Uzbekistan in questi giorni.
E’ lo stesso Di Stefano ad annunciarlo su facebook.
Tra qualche giorno parteciperò alla conferenza internazionale “Central and South Asia: Regional Connectivity, Challenges and Opportunities”. Per approfondire il contesto ho rilasciato questa intervista al Corriere della Sera.
Di Stefano: «Dalla via della Seta alla tecnologia, così rafforziamo i legami commerciali con l’Uzbekistan»
Il sottosegretario agli Esteri alla vigilia della conferenza per l’Asia centrale e meridionale: rapporti con Tashkent intensificati dopo le riforme del presidente Mirziyoyev.
di Farian Sabahi
«In veste di Sottosegretario agli Esteri e alla Cooperazione Internazionale, nel novembre 2018 avevo visitato Tashkent, una città dinamica e proiettata nel futuro e al contempo rispettosa del proprio patrimonio culturale e storico. Credo che la generosità e l’ospitalità siano tratti comuni degli uzbeki. Tra qualche giorno tornerò nella capitale dell’Uzbekistan per partecipare alla conferenza internazionale Central and South Asia: Regional Connectivity, Challenges and Opportunities focalizzata sulla connettività e sulla cooperazione regionale del continente asiatico, un tema sempre più importante. Consapevole del nuovo contesto geopolitico, l’Italia ha contribuito alla definizione nel 2019 della Strategia dell’Unione Europea per l’Asia centrale, che si concentra su questi temi».
È con queste parole che il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano commenta la conferenza che si terrà a Tashkent il 15-16 luglio per rafforzare i legami e la collaborazione tra l’Asia centrale e l’Asia meridionale. Mondi lontani, in cui l’Italia e l’Unione Europea sono intenzionate ad avere un ruolo.
Nel 2019 il governo italiano aveva dato avvio a nuove interazioni con l’Asia centrale. Quando avrà luogo la seconda conferenza e quali tematiche saranno in agenda?
« Su mia diretta iniziativa, consapevole dell’importanza straordinaria della regione, l’Italia è stato il primo e finora è l’unico Paese europeo ad aver strutturato un formato di dialogo regionale con l’Asia centrale nel cosiddetto formato 1+5. Dopo la prima riunione inaugurata dal Ministro Di Maio, lo scoppio della pandemia ha rallentato i preparativi per l’organizzazione della seconda ministeriale che intendiamo tenere a Tashkent, idealmente nel prossimo mese di novembre, in collaborazione con il Ministero degli Esteri dell’Uzbekistan. Stiamo definendo il programma che si concentrerà sugli aspetti della collaborazione istituzionale; economica; accademico-scientifica. Una sessione dell’evento potrebbe essere dedicata alla sicurezza sanitaria e alle prospettive di ulteriore cooperazione internazionale di settore».
L’Uzbekistan è in rapida crescita economica. Quali sono i settori in cui le imprese italiane potrebbero investire, dando avvio a progetti produttivi e commerciali?
«I rapporti dell’Italia con l’Uzbekistan sono antichissimi e risalgono alla Via della Seta. Negli ultimi anni abbiamo registrato un’intensificazione della collaborazione imprenditoriale, anche in relazione all’ampio programma di riforme interne avviato dal presidente Mirziyoyev volto alla liberalizzazione del sistema economico. Come evidenziato dal Business Forum bilaterale inaugurato dal Ministro Di Maio e da me presieduto lo scorso 11 dicembre, particolarmente promettenti appaiono per le nostre imprese i settori dell’energia; delle costruzioni e trasporti; dell’industria, con particolare riguardo ad agroalimentare, tessile, trasformazione di metalli, oro e pietra; dell’agricoltura intensiva e dell’allevamento; del restauro dei beni architettonici. I nostri operatori sono interessati a contribuire allo sviluppo del sistema produttivo uzbeko con prodotti tecnologicamente avanzati e in linea con i più elevati standard di protezione ambientale. Auspichiamo che l’aumento dell’interscambio commerciale di circa il 20%, registrato nei primi mesi del 2021, possa consolidarsi. La prossima Commissione Economica Mista, che prevediamo di svolgere nel 2022 a Tashkent, darà ulteriore impulso a tali dinamiche.
In Uzbekistan vi è un interesse crescente nei confronti dell’eccellenza italiana, anche accademica e scientifica. Che cosa abbiamo da offrire a questo Paese dell’Asia centrale?
L’interesse mostrato da parte uzbeka per la cooperazione con l’Italia nel settore della formazione e della scienza e tecnologia non deve sorprendere. Nel 2009 il Politecnico di Torino ha istituito a Tashkent una delle più rinomate università di scienza e tecnologia in Uzbekistan, raggiungendo standard di formazione e di ricerca di livello mondiale. Intendiamo capitalizzare su questa storia di successo e continuare a contribuire alla crescita del capitale umano dell’Uzbekistan e dell’Asia centrale, con riflessi positivi sullo sviluppo economico regionale del partenariato dell’Italia con ciascuno dei Paesi in questione. Diverse altre università italiane hanno già intrapreso passi concreti in tale direzione.
Prima della pandemia in Uzbekistan erano tanti i turisti italiani. E sono molti gli uzbeki che vorrebbero venire da noi, anche per affari. Che cosa si può fare per promuovere gli scambi?
L’Uzbekistan è un Paese antichissimo e ricco di magnifiche città che con la loro storia e cultura attraggono naturalmente visitatori da tutto il mondo. Penso a Samarcanda, Bukhara, Khiva. Anche il nostro Paese è tradizionalmente una delle mete più raggiunte da turisti provenienti da tutto il mondo e negli ultimi anni in misura crescente anche dall’Uzbekistan. Alla luce di questa naturale complementarità, i due Ministeri del Turismo stanno attualmente concordando un piano d’azione volto ad incoraggiare e agevolare i flussi turistici fra Italia e Uzbekistan.